Racconti e schegge di acqua fragile by unknow

Racconti e schegge di acqua fragile by unknow

autore:unknow
La lingua: ita
Format: epub
editore: edigita
pubblicato: 2023-01-11T23:00:00+00:00


PARTE QUARTA

L’arrivo fu qualcosa di fantastico, di insuperabile: parlo per me, delle sensazioni che mi ribollivano dentro.

Ce la stavo facendo! Il sogno vissuto da bambino di partire, di slegare l’asino si stava avverando.

Una delle sorelle della Nam, quella che abitava a Pattaya, ci aveva già trovato la casetta in affitto e lì andammo ad abitare.

Ero in una condizione sublime: il profumo degli oleandri, l’aria calda, l’addio alle calze, ai maglioni, alle scarpe. Sul prato davanti a casa continuavo a camminare avanti e indietro assaporando il piacere di indossare le infradito, libero, in ciabatte!

La casa era a due piani, carina, ma non sarebbe stata quella definitiva, era abbastanza vecchia con un po’ di ruggine qui e là. Avevo firmato un contratto di affitto per tre mesi, il tempo necessario per avere il visto annuale. Infatti, mi serviva una residenza, un contratto di affitto e 800.000 baht versati su un conto corrente (da qui il contante portato con me). La mattina stessa andai in una banca e sistemai la cosa. Mi fu di grande aiuto Angelo, il mio vicino di casa. Ormai anziano, ma ancora molto arzillo, era lo zio di Max Cavallari, uno dei due Fichi d’India. Aveva un sacco di poster del nipote e ci raccontava di quando era arrivato a casa con la Ferrari nuova di pacca. All’epoca erano un duo comico molto in voga. Angelo era un grande, aveva sposato una zoccolona non dichiarata e stavano insieme da ben diciassette anni. Lei aveva già una figlia obesa avuta da un arabo e altri due figli con Angelo. Ma, sai com’è la vita! A un certo punto lei si innamora di un meccanico thai e resta incinta. Angelo, che amava veramente sua moglie, le paga l’aborto e la riprende in casa perdonandola. Fu la prima di una lunga serie di perdoni a cui assistetti, da parte dei farang verso delle thai infedeli e ladre.

Trovai un lavoro alla Nam in un ristorante italiano, mi comprai una chitarra acustica e scrissi alcune lettere a degli amici in Italia, a mano, assaporando il non uso del computer, non ne potevo veramente più, ero distrutto dal lavoro e dalla tecnologia.

Ma le cose con la Nam non funzionavano: il milione di baht che aveva portato dall’Italia stava finendo velocemente nelle grinfie della sua famiglia. Erano i soldi che dovevano servire per il suo futuro e la cosa mi faceva imbestialire. La cosa, sommata allo stress patito con lei in Italia, mi dava un peso enorme, volevo assolutamente tornare libero.

Ma come fare? Se molli una thai non avrai più pace, ti romperà i coglioni, incolpandoti e rinfacciandoti per la vita. Doveva essere lei a mollare me.

Ci misi due mesi, nel frattempo avevo fatto amicizia con un ragazzo di Pistoia e con la sua futura moglie che avevano trasformato un piccolo corridoio in un baretto per aperitivi, con un paio di ragazze che battevano.

Tutte le sere, andando in Walking Street, passavo da loro per aggiornarli sulla mia situazione di futuro “mollato” dalla moglie.

E alla fine, dopo due mesi che non la cagavo, preparò piano piano la sua roba, trovò una stanza e se ne andò.



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